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  • Immagine del redattore: Tatiana
    Tatiana
  • 31 lug 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 28 ott 2024


Libero le memorie che sono nel mio grembo.

Memorie antiche,

voci profonde e sacre,

voci silenziose e silenziate.

Le libero nello spazio del mio Essere

e le lascio traspirare, e incontrano l' altrove.

Come un albero che trova la pace,

nella linfa vitale che è sete, forza, quiete,

ogni foglia respira con me,

e si diffondo altrove,

emanate da ogni sorriso, da ogni soffio di vita che è in me.

Viaggianti

si sciolgono nel sole, danzano nella rugiada,

si cullano nel dormiveglia della nebbia,

respirano nel profumo di un fiore,

delicati respiri diventano,

nido di nuove ninfee del pensiero.

Nel nostro grembo custodiamo fedelmente memorie che dirottano la nostra vita, se continuiamo a dare potere a queste voci.. Da questo spazio di potenza creativa e ricettiva che è il nostro grembo, troviamo la fonte del nostro essere creatrici, madri, in connessione con il mondo moderno e allo stesso tempo antico, della natura; qui risiede la sorgente della nostra pace, del nostro essere, di chi siamo veramente. Quando cominciamo ad ascoltare la voce del nostro grembo cominciamo a vivere ad una frequenza di istinto, sensazione, intuizione, creatività, presenza e conoscenza che prima potevano credere inimmaginabile, e ci ritroviamo creatrici, regine di un fiume che scorre per noi senza sosta, con i ritmi della natura ed è unico e inimitabile.

In questa sorgente talvolta, rimangono chiusi degli scrigni di pensieri e messaggi che costruiscono per noi un'altra realtà, diversa da quella che pensiamo di essere noi a creare e più simile ad un dettato interno a cui rispondiamo automaticamente senza scelta. Un dictat interiore a volte severo, e intollerante, costringente e svalutante, denigrante.

Queste voci sono un'eredità collettiva, culturale, famigliare, ancestrale che racchiude il significato che diamo a noi stesse e di cui non ne teniamo le redini.

Sono le voci dei sensi di colpa, dei si detti per forza, per servilismo per eccessiva umilta, dei no detti a noi stesse, dei devo, incessanti, del darsi senza se e ma, senza sosta, della vergogna, e del peccato relativi ad un corpo che è stato relegato a sporco, indegno, perchè potente oltre misura; del nichilismo che anni di storia hanno voluto per la donna e la natura.

Noi donne moderne, abbiamo la capacità e gli strumenti per essere consapevoli del regno di magia, forza, intuizione, intelligenza e maestosità che è il nostro grembo, e possiamo scegliere intenzionalmente di dare libertà a queste credenze limitanti che ci limitano, ci fanno ammalare, e imprigionano la bellezza che è in ognuno di noi. Donne e uomini, figli, siamo un unico grande grembo, l'umanità che racchiude il linguaggio sacro della vita. Nel grembo abbiamo invece immagazzinato del dolore, della paura, per secoli, inconsapevolmente, talvolta forzatamente.

Abbiamo bisogno realmente di dare nuovo colore, di far giungere la voce del cuore nelle profondità del nostro essere e di liberare i suoni che da lontano fanno eco dentro di noi. Eco di storie di uomini e donne imprigionati dalla paura, dalla vergogna, dal dubbio, dal giudizio, dalla rabbia, dalle ferite mai accolte e amate.

A noi donne oggi è stato dato il compito di riportare la luce nel grembo di ogni donna. Perchè questo processo avvicini le donne alla consapevolezza del proprio corpo, della propria anima, della saggezza insita in ognuna, per il proprio bene, per la bellezza che ne deriva e la guarigione profonda per noi stesse, nella creatività, nella maternità, nella sessualità, nei regni del cuore e del perdono. Perchè le menti delle donne attingano a questa sorgente di umanità cosi connessa con la vita e la natura, perchè possiamo co-creare con la vita in una sinergia armoniosa che dona beneficio ad ogni essere. Per fare questo bisogna accettare il buio cosi come la luce. E fare del buio un portale di illuminazione.

Accogliere il buio e la luce, è un processo alchemico naturale. Non possiamo vivere nella sola luce. Allontanare le ombre le fa ingrandire a dismisura. Dall'oscurità generiamo la vita, la saggezza, nella luce manifestiamo alla vita.

L'incontro con noi stesse è un incontro di luci ed ombre che danzano e siamo noi, il tempio di questa sinfonia.

In questo modo ridiamo vita a noi stesse.

art: Alicia Blaze Hunzic

Questa poesia iniziale è una preghiera scritta per lasciare andare alcune memorie con la semplice intenzione e la facoltà immaginativa e sensoriale.

Puoi scrivere anche tu un messaggio al tuo grembo, al tuo corpo, perchè alcune memorie possano essere libere. Non ci sono tempi, ne fretta. Ognuno procede con il proprio passo e nel rispetto della strada che lo ha preceduto. Onorare ciò che è stato da linfa per generare ciò che vuole arrivare.

Alcuni strumenti che possono aiutarci a lasciare andare queste memorie:

- una lettera a noi stesse;

- riconoscerle e neutralizzarle con l'abbraccio della consapevolezza e dell'accettazione;

- I fiori di bach;

- rituali di purificazione del corpo quali bagni derivativi, bagni vaginali a vapore; bagni e docce intenzionali;

-meditazioni del grembo;

- cristalloterapia; aromaterapia;

- yoga nidra;

- la condivisione;

- l'informazione, leggere e studiare a riguardo;

- prendersi cura di sé;

- stare con persone che supportano la nostra evoluzione e processo di trasformazione (cerchi di donne, amici, compagni di viaggio);

- osservare i nostri pensieri, azioni, cosa li muove e come reagiamo. Cosa proviamo.

- percorsi di crescita personale.

_ ...queste sono solo alcune vie. Di sicuro l'informazione è la più importante. da li inizia il processo che da forma (in - forma) qualcosa di diverso in noi da ciò che è stato ed è presente.

Scrivimi per chiedermi informazioni a riguardo, per conoscere e approfondire e farmi sapere cosa ne pensi. Ne sarò felice.

Per lavorare con me, puoi visitare la mia pagina degli eventi, partecipare ad un workshop o chiedere una consulenza.

artienatura@gmail.com, 3402291896

Ti auguro un' estate più leggera e libera.

art: Jen

I segreti più profondi e antichi della vita risiedono nel grembo di ogni donna. Il grembo è il tempio sacro del tuo corpo, il centro più energetico del tuo corpo, il luogo dove sorge la tua voce innata, la tua guida interiore, la chiarezza e l'espressione creativa, la tranquillità e il tuo potere. E' la tua voce primordiale e la tua radice con la vita, quella rete di interdipendenza che connette tutti gli esseri viventi l'uno all'altro."

- estratto dal libro Womb Wisdom, di Padma e Anaiya Aon Prakasha

  • Immagine del redattore: Tatiana
    Tatiana
  • 29 apr 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 21 apr 2020


Nel buddismo Jodo Shinshu (o Buddhism Shin) fondato dal monaco Shinran, il glicine ha un significato simbolico. I grappoli si trovano nei templi e sono simbolo della luminosità, ma anche della caducità della vita: tutto è in continua trasformazione per questo tutte le grandi culture e tradizioni ci invitano ad imparare ad apprezzare ogni momento.

Numerose leggende ci narrano delle sue proprietà e quali qualità animiche ci ispira.

In Italia, in Piemonte viene narrata la leggenda di una fanciulla, una pastorella di nome Glicine che triste e in lacrime per il proprio aspetto fisico, si ritrovò a vedere nascere una pianta li dove le sue lacrime sfioravano la terra. Cosi per la gioia di aver dato vita a questa pianta smise di essere triste e la pianta venne battezzata con il suo nome.

Questa storia ci narra quale parte essenziale di noi stessi il glicine evoca con la sua bellezza, la sua dolcezza, la sua forza di crescita ed espansione e la sensualità dei suoi boccioli e la sinuosità dei suoi rami. Ci invita a coltivare la nostra sensualità intesa come espressione piena della nostra vitalità, creatività interiore, ci dona fiducia in noi stessi/e come creatori di vita e bellezza e ad aver fiducia nel nostro partner, a lasciarci andare alla bellezza della vita.

Dalle parole di Roberta Medda Farris, floriterapeuta dalla stupenda terra sarda...

"Per donne che non si sentono a proprio agio con la propria sensualità. Disagio per la propria fisicità a seguito di passati abusi sessuali. Il rimedio dona fiducia in se stesse e nel proprio partner. Soddisfazione e piacere nella propria vita sessuale. Aiuta a lasciarsi andare, permettendo alle proprie sensazioni di esprimersi."

In greco Glycis significa dolce. La nostra dolcezza è un omaggio che offriamo nell'amicizia e nella solidarietà. Un dono. In tutte le culture orientali il glicine è un talismano nelle avversità della vita, da offrire in dono.

Questa pianta meravigliosa, dal fascino soave ci invita a sciogliere la durezza del cuore, ad offrire in dono la nostra gentilezza e dolcezza, a credere nell'amicizia e a donare con riverenza all'altro il nostro sincero augurio. Questa riverenza nei confronti di noi stessi e dell'altro pare che appaghi il desiderio di espansione che oggigiorno rincorriamo. Il glicine ce lo dimostra. L'arrampicarsi, l'espandersi, il moltiplicarsi è possibile per chi si mostra alla vita con rispetto e grazia, con disponibilità, dolcezza e gentilezza, e con un augurio di benessere e vitalità per sé e chi gli sta intorno.

Cosi come ci insegna che caduca è la vita, e tutto cambia e tutto torna.

Preparazione del rimedio floreale di glicine:

Prendi una ciotola di vetro trasparente e cogli con rispetto alcuni fiori di glicine e posali sull'acqua che hai riposto nella ciotola. Metti la ciotola in pieno sole dalle 9 alle 11 del mattino, quando il sole splende, ma non è ancora troppo intenso. La solarizzazione è avvenuta quando vedrai comparire delle bollicine nell'acqua, segno che l'acqua è stata informatizzata.

Per conservare questo rimedio aggiungi del brandy in quantità pari all'acqua.

Pratica: Immergiti nel silenzio, nel respiro sotto una pianta di glicine. Immergi i tuoi sensi nella sua bellezza. Lasciati ispirare.

foto: Me in Bergamo under an arch, and a beautiful wisteria.

E intanto era aprile, e il glicine era qui, a rifiorire. Prepotente, feroce rinasci, e di colpo, in una notte, copri un’intera parete appena alzata, il muro principesco di un’ocra screpolato al nuovo sole che lo cuoce. E basti tu, col tuo profumo, oscuro, caduco rampicante, a farmi puro di storia come un verme, come un monaco: e non lo voglio, mi rivolto – arido nella mia nuova rabbia, a puntellare lo scrostato intonaco del mio nuovo edificio. Tu che brutale ritorni, non ringiovanito, ma addirittura rinato, furia della natura, dolcissima, mi stronchi uomo già stroncato da una serie di miserabili giorni, ti sporgi sopra i miei riaperti abissi, profumi vergine sul mio eclissi, antica sensualità.

- Il glicine di Pier Paolo Pasolini

da “La religione del mio tempo” Garzanti 1961

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