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  • Immagine del redattore: Tatiana
    Tatiana
  • 29 apr 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 21 apr 2020


Nel buddismo Jodo Shinshu (o Buddhism Shin) fondato dal monaco Shinran, il glicine ha un significato simbolico. I grappoli si trovano nei templi e sono simbolo della luminosità, ma anche della caducità della vita: tutto è in continua trasformazione per questo tutte le grandi culture e tradizioni ci invitano ad imparare ad apprezzare ogni momento.

Numerose leggende ci narrano delle sue proprietà e quali qualità animiche ci ispira.

In Italia, in Piemonte viene narrata la leggenda di una fanciulla, una pastorella di nome Glicine che triste e in lacrime per il proprio aspetto fisico, si ritrovò a vedere nascere una pianta li dove le sue lacrime sfioravano la terra. Cosi per la gioia di aver dato vita a questa pianta smise di essere triste e la pianta venne battezzata con il suo nome.

Questa storia ci narra quale parte essenziale di noi stessi il glicine evoca con la sua bellezza, la sua dolcezza, la sua forza di crescita ed espansione e la sensualità dei suoi boccioli e la sinuosità dei suoi rami. Ci invita a coltivare la nostra sensualità intesa come espressione piena della nostra vitalità, creatività interiore, ci dona fiducia in noi stessi/e come creatori di vita e bellezza e ad aver fiducia nel nostro partner, a lasciarci andare alla bellezza della vita.

Dalle parole di Roberta Medda Farris, floriterapeuta dalla stupenda terra sarda...

"Per donne che non si sentono a proprio agio con la propria sensualità. Disagio per la propria fisicità a seguito di passati abusi sessuali. Il rimedio dona fiducia in se stesse e nel proprio partner. Soddisfazione e piacere nella propria vita sessuale. Aiuta a lasciarsi andare, permettendo alle proprie sensazioni di esprimersi."

In greco Glycis significa dolce. La nostra dolcezza è un omaggio che offriamo nell'amicizia e nella solidarietà. Un dono. In tutte le culture orientali il glicine è un talismano nelle avversità della vita, da offrire in dono.

Questa pianta meravigliosa, dal fascino soave ci invita a sciogliere la durezza del cuore, ad offrire in dono la nostra gentilezza e dolcezza, a credere nell'amicizia e a donare con riverenza all'altro il nostro sincero augurio. Questa riverenza nei confronti di noi stessi e dell'altro pare che appaghi il desiderio di espansione che oggigiorno rincorriamo. Il glicine ce lo dimostra. L'arrampicarsi, l'espandersi, il moltiplicarsi è possibile per chi si mostra alla vita con rispetto e grazia, con disponibilità, dolcezza e gentilezza, e con un augurio di benessere e vitalità per sé e chi gli sta intorno.

Cosi come ci insegna che caduca è la vita, e tutto cambia e tutto torna.

Preparazione del rimedio floreale di glicine:

Prendi una ciotola di vetro trasparente e cogli con rispetto alcuni fiori di glicine e posali sull'acqua che hai riposto nella ciotola. Metti la ciotola in pieno sole dalle 9 alle 11 del mattino, quando il sole splende, ma non è ancora troppo intenso. La solarizzazione è avvenuta quando vedrai comparire delle bollicine nell'acqua, segno che l'acqua è stata informatizzata.

Per conservare questo rimedio aggiungi del brandy in quantità pari all'acqua.

Pratica: Immergiti nel silenzio, nel respiro sotto una pianta di glicine. Immergi i tuoi sensi nella sua bellezza. Lasciati ispirare.

foto: Me in Bergamo under an arch, and a beautiful wisteria.

E intanto era aprile, e il glicine era qui, a rifiorire. Prepotente, feroce rinasci, e di colpo, in una notte, copri un’intera parete appena alzata, il muro principesco di un’ocra screpolato al nuovo sole che lo cuoce. E basti tu, col tuo profumo, oscuro, caduco rampicante, a farmi puro di storia come un verme, come un monaco: e non lo voglio, mi rivolto – arido nella mia nuova rabbia, a puntellare lo scrostato intonaco del mio nuovo edificio. Tu che brutale ritorni, non ringiovanito, ma addirittura rinato, furia della natura, dolcissima, mi stronchi uomo già stroncato da una serie di miserabili giorni, ti sporgi sopra i miei riaperti abissi, profumi vergine sul mio eclissi, antica sensualità.

- Il glicine di Pier Paolo Pasolini

da “La religione del mio tempo” Garzanti 1961

  • Immagine del redattore: Tatiana
    Tatiana
  • 6 mar 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Decluttering #9giorno

Gli alberi ci insegnano qual'è la nostra forza; che abbiamo diritto ad un luogo dove radicarci e nutrirci, che possiamo espanderci verso l'alto, che possiamo lasciare andare i rami e le foglie secchi, e che la nostra chioma puo essere vigorosa, florida, e che siamo la casa per altri esseri viventi. Ci ricordano di come abbiamo bisogno del sole per accrescere la nostra forza vitale e dell' acqua per dissetarci. Di come, senza terra non troviamo un luogo, una casa dove sostare in questo mondo per amare ed essere amati. La terra ricordiamo è il sentimento di sicurezza e fiducia, il sentirsi accolti e amati, che è fondante per il benessere di ogni essere umano.

la forza del legno la ritroviamo nel fegato e nella vescica biliare, che si trova poco sotto il nostro fegato. Tutta la nostra amarezza, rabbia, rancore e risentimento, pensieri ossessivi e continui, rimuginanti risiedono qui e se non li liberiamo ostruiscono il fluire della nostra linfa vitale.

Oggi meditiamo su questo elemento. Lasciamo andare i rami secchi, i pensieri sterili e ridondanti, la pesantezza fine a se stessa, e ritorniamo a sentire la linfa che scorre libera nel tronco della nostra personalità.

Se siamo in un giardino prendiamo un posto ai piedi di un albero, e sediamoci con la schiena appoggiata al suo tronco perchè ci sostenga.Se siamo in un'abitazione o in un ufficio portiamo la mente ad immaginare un albero maestoso ai cui piedi ci siamo noi, seduti in attesa di ricevere la sua saggezza.

Piedi, spalle e mani rilassate, chiudiamo gentilmente gli occhi e ci immergiamo nella meditazione.


Tra le fronde degli alberi stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte. Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita. Hermann Hesse

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