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Aggiornamento: 21 apr 2020


...ma quaggiù non siamo in cielo,

e se un uomo perde il filo,

è soltanto un uomo solo.

Era la primavera del 1935. Edward Bach soffrì di una infezione che gli causò dei dolori intensi tanto da temere di perdere la ragione. In questa situazione andò alla ricerca di un rimedio che gli calmasse la paura dovuta a questi terribili dolori. Incontrò Cherry Plum.

Cherry Plum, è il primo albero che sboccia a Primavera, che esplode improvvisamente in una nuvola di fiori bianca che ci porta la luce dopo il buio dell'inverno.

E' ora classificato tra i rimedi di Bach per la paura; quella paura che si sente quando si prova la sensazione di essere al limite, di star per compiere qualcosa di grave, irreparabile e di esplodere senza controllo.

Con Cherry Plum inizia per Bach il terzo stadio della sua ricerca che lo portò a riconoscere gli ultimi 19 rimedi che completano la sua opera. Si inoltrava nella natura cercando un sollievo per il suo stato interiore di quel momento in cui si sentiva sopraffatto dalla responsabilità e dalla vocazione di trovare dei rimedi che potessero guarire e che fossero alla portata di tutti.

La sua fiducia crollò, la stanchezza della ricerca, dell'esclusione dalla classe medica, l'esaurimento mentale e la difficoltà a mantenere la sua integrità senza essere influenzato dagli altri lo indusse ad intraprendere questo nuovo percorso di ricerca.

Come mai questi rimedi sono stati bolliti invece che essere solarizzati come i primi 19? Non abbiamo una risposta certa poiché questo aspetto non è stato documentato nelle opere di Bach. Vi invito tuttavia a fare delle riflessioni sui passi compiuti dal Dr Bacha partire dalla sua storia personale e professionale. Quello che questi ultimi 19 fiori sembrano sottolineare è un nuovo stadio evolutivo nel percorso umano di un Uomo che ha avuto il bisogno di attingere da dentro di sé le forze, con volontà e amore, per compiere il suo cammino sulla terra.

Il metodo della bollitura è un simbolo di trasformazione alchemica che giunge dal basso, dal fuoco creativo, dalla terra che nutre. Di questo ha avuto bisogno per completarsi e compiere il suo cammino.

Vediamo la distinzione energetica tra i due metodi, quello della solarizzazione e quello della bollitura.

Il metodo della solarizzazione è un veicolo catalizzatore per assorbire l'energia del sole e ricevere l'influsso solare dal cielo alla terra. La bollitura è un processo per far scaturire la forza del fuoco dagli elementi terreni, legno e minerali per ascendere verso il cielo.

Come esseri umani siamo scintille divine e riceviamo questo impulso divino dalla nascita, allo stesso modo abbiamo bisogno di attingere alle forza della terra per poter proteggere e mantenere la nostra essenza nelle dinamiche e nelle difficoltà della vita quotidiana. Questo compito umano di trascendere la personalità e le vicissitudini umane per accedere alla luce dello spirito è il processo inverso a quello che ci guida a ricevere lo spirito dall'alto.

Nel processo di ricerca di Bach e nella comprensione della sua opera troviamo tre stadi corrispondenti ai tre gruppi di fiori.

I 12 guaritori, che potremmo definire gli apostoli dedicati alla costruzione di un'anima (per citare il titolo di un libro di un caro amico)*, ci aiutano a definire la nostra essenza solare e divina.

I 7 aiutanti ci indirizzano al risveglio e alla consapevolezza di quello che siamo.

I 19 rimedi sono i catalizzatori delle forze di cui abbiamo bisogno per mantenere lo spirito vivo, la nostra divinità brillante nel fluire della vita terrena, per non spegnere quella fiamma divina che viene da lontano e per sentirci pienamente vivi e interconnessi nel processo creativo della vita sulla Terra.

Queste forze espresse dai metodi di preparazione dei rimedi del Dr Bach, sono anche simbolo di esplorazione e manifestazione di due diversi tipi di forza agenti dentro di noi, rispettivamente quella del maschile e quella del femminile.

In ognuno di noi le forze maschili ricevono l'impulso solare dal cielo e lo manifestano sulla terra, mentre le forze femminili attingono alle energie della terra e in una spirale evocativa le assorbono elevandole verso l'alto, passando dal nostro cuore al cielo.

In questa immagine rielaborata dalla fonte originaria di Michio Kushi, ho rappresentato un uomo e una donna come veicoli di energia con un andamento e un ciclo dell'energia opposto; l'albero rappresenta così la sintesi della dualità terrena, il catalizzatore delle forze femminili dalla terra verso il cielo e il canale di passaggio delle forze solari e maschili dal cielo alla terra; l'albero è cosi l'immagine di sintesi e co-creazione di due mondi che uniti danno la vita.

La Terra, le radici, il fuoco, il corpo, i minerali, la spirale evolutiva, l'energia centripeta del femminile, e Il Cielo, le fronde, l'aria, la mente, il pensiero, il movimento centrifugo e lo spirito si fondono per generare e coltivare la vita.

Ho cominciato a scrivere questo articolo con una frase tratta da una canzone dei Pooh che parla di uomini soli e sottolinea come quaggiù non si sia in cielo.

Forse è proprio questo che capita di sentire anche ad un uomo dello spessore umano, spirituale, intellettuale di Edward Bach, e capita ad ognuno di noi. Arriva un punto in cui non ci basta sapere chi siamo e coltivare la nostra divinità interiore, non ci basta risplendere per noi stessi e brillare di luce propria; arriva la sofferenza nella solitudine che è il segnale che quel sole ha bisogno di irradiare e fondersi con il creato di cui è co-creatore. Allora le dinamiche ed i meccanismi umani ci mettono alla prova, entriamo nel mondo terreno della dualità, del confronto, delle forze inconsce, delle strutture sociali e mentali e assaporiamo la fatica di portare l'impulso cristico solare a germogliare su un terreno umano. Per manifestare la nostra luce abbiamo bisogno di apprendere a rimanere al timone della nostra nave sulle rotte impervie della vita.

Ed è cosi che arrivano gli alberi a sollevarci, a farci rivolgere nuovamente lo sguardo al cielo, a farci ritrovare quel filo, ad insegnarci a mirare la meta, a radicarci profondamente nella terra, a comunicare con i simili, con l'energia sottile, a creare rete, ad essere riparo, nido, fronda, a ricevere la luce perché scorra come linfa vitale, a trasformare alchemicamente l'anidride carbonica in ossigeno, il raffinato soffio divino in umano respiro.

Degli alberi sappiamo ancora poco, o meglio abbiamo dimenticato molto cosi come abbiamo perso molte tracce di noi e del nostro cammino terreno.

Ce lo rammentano pagine di libri antichi che parlano di alberi sacri e scritti per elevare lo spirito, parlano di alberi come il noce, l'olivo, la vite, il pino, solo per citarne alcuni.

Cosi i rimedi degli alberi di Edward Bach ci aiutano e sostengono a continuare quel processo di raffinamento della materia, dalla personalità, al Sé superiore attraverso la loro natura ponte tra il cielo e la terra.

Eccone alcuni:

Walnut: rimanere fedeli al proprio cammino proteggendosi da influenze esterne e liberandosi dei rami secchi;

Chestnut Bud,la gemma, ci aiuta ad uscire dai circuiti viziosi, ad apprendere la lezione li dove inciampiamo continuamente;

Sweet Chestnut, l'albero che dal buio nell'oscurità ci aiuta a ritrovare la luce, ad alzare lo sguardo nel tunnel in cui ci sentiamo senza via d'uscita;

White Chestnut; ci libera dalla morsa dei pensieri e ci indica la via per liberare la mente e ritrovare chiarezza;

Larch, l'Abete ci insegna a credere in noi stessi;

Elm, l'Olmo ci aiuta a sostenere le fatiche della vita quando sembrano insormontabili e pensiamo di non farcela più; ci aiuta ad avere fiducia nelle nostre capacità;

Cherry Plum ci aiuta ad essere l'occhio del ciclone, a controllare la potenza della paura della perdita di controllo, a rimanere sul ciglio in equilibrio di fronte agli abissi;

Aspen, il Pioppo tremulo ci invita ad avere fiducia, affinché anche un piccolo soffio di vento non ci faccia tremare, ma ritrovare la fiducia metafisica che ogni cosa ha un suo posto nel piano divino;

Oak, la Quercia che ci mostra quanto un uomo può essere rifugio, forza e resistenza ci fa anche comprendere che c'è un limite ad ogni sforzo umano e che bisogna rispettare la nostra potenza cosi come ci insegna a non cadere nell'onnipotenza e spezzarci;

Vine, la Vite ci aiuta a riconosce la nostra responsabilità nel disegno cosmico per portare le proprie qualità e il talento di governare nella direzione del bene comune;

Pine, il Pino, porta con sé il messaggio cristico del Natale. Ognuno di noi ha moltissimi doni e una ricchezza di talenti che possono brillare se continuiamo ad alimentare la luce, e a donarci, ma che non potranno cambiare il mondo e che per quanto piccoli e indifesi possiamo sentirci il nostro contributo è immenso: tutto il resto spetta a Dio. Pertanto nessun senso di colpa: prendiamo la vita a piene mani e non in punta di piedi. Espandiamo le nostre radici nella terra e volgiamo i nostri sguardi al cielo in un respiro profondo,in cui cielo e terra si uniscono.

Il senso dell'albero non sta né nelle radici né nell'alta chioma,

bensì nella vita che scorre tra le due".

Carl. G. Jung.

La musica guarisce l'anima come questi fiori e rimedi.

In un concerto di pochi giorni fa, Dee Dee Bridgewater ha dedicato una canzone a tutti coloro che sono alla ricerca di un sollievo nel loro processo di guarigione. Sugli alberi vivono milioni di uccelli che cantano in coro.

Forse la magia del canto e degli alberi si unisce per noi come simbolo di guarigione, come medicina del profondo.

A voi una canzone di Dee Dee Bridgewater, che è la stessa dell'incipit riscritta sulla musica dei Pooh. Angels of the Night, è un testo rivisitato che nasce dalle stesse melodie. Un messaggio di pace, di angeli che nella notte portano sollievo e amore.

Bibliografia consigliata:

  • Immagine del redattore: Tatiana
    Tatiana
  • 1 apr 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 21 apr 2020


Pare che abbiamo imparato a camminare cadendo. Cadendo ripetutamente. Andando a sbattere contro spigoli, tavoli e sedie, sbucciandoci le ginocchia sull'asfalto, volando tra i fiori... E rialzandoci. Prima ci siamo rialzati con l'aiuto dei genitori e poi piano piano da soli. Piano piano dico, a suon di cadute, e appoggiandoci sulle cose per sostenerci. A volte abbiamo pianto, a volte abbiamo riso a crepapelle cadendo. Semplicemente cadendo. In volo libero verso la Terra.

Ci sembra strano però, con il passare degli anni, pensare alle svariate cadute e tentativi come al coraggio di provarci, alla pazienza e resilienza per continuare a tentare e alla volontà innata per riuscirci.

Non è bastato cadere mille volte per farci cambiare idea sull'obiettivo, per farci perdere la rotta e smettere di tentare di alzarsi in piedi; non abbiamo avuto bisogno di programmare la crescita, ci siamo ritrovati a fluire con la nostra evoluzione con tutti i nostri sensi e le nostre forze.

Ecco. Allora proviamo a pensare al bambino che cresce e diventa un fanciullo, poi un adolescente poi un ragazzo e un adulto, un anziano. Forse la crescita fisica lascia piano piano il posto a quella emozionale, e viviamo nell'emozione come abbiamo vissuto la scoperta dei sensi e del nostro corpo e di quello che con il nostro corpo fisico potevamo fare...

Con le emozioni cadiamo. Cadiamo alla velocità della luce. In uno spazio fisico-temporale multidimensionale e multi-temporale, che coinvolge la sfera del nostro essere dalla mente, al corpo, al cuore. Per sperimentare le emozioni creiamo, ci imbattiamo, evitiamo, ci scontriamo e amiamo molteplici esperienze talvolta difficili, che ci fanno tremare, piangere, aver voglia di nasconderci, ci vergogniamo e talvolta ci fanno sperimentare la contentezza, soddisfatti, la gioia, la speranza, la volontà, il coraggio e la tenerezza.

Quando sperimentiamo un dolore emozionale, cosa facciamo? Lo accettiamo come potremmo accettare la caduta di un bambino? Cerchiamo di far si che i nostri ragazzi possano evitarlo? Raccogliendo il bambino da terra ogni volta che cade, non imparerà ad alzarsi...

Cosi gli "errori", le strade "sbagliate", i "viottoli oscuri", le "brutte compagnie", i "fallimenti" sono forse i nostri tentativi di crescita perché dentro di noi abita un'intelligenza innata che ci conduce attraverso prove, tentativi, gioie e dispiaceri, ad esprimere i nostri talenti e capacità.

Come abbiamo saputo che potevamo camminare? Forse osservando gli altri, forse per la memoria cellulare, forse per la natura divina dell'essere. Come abbiamo saputo che potevano imparare a relazionarci con gli altri? Ad amare? A Disegnare, e diventare mamme, papa, ingegneri, agricoltori e viaggiatori....Cosa ci spinge a farlo? Perchè non molliamo al primo tentativo? e dopo molti tentativi? Perchè non apprezziamo oggi come allora il valore della "caduta", del cosiddetto "errore" che ci permette di sperimentare la vita in tantissime sfumature e ci riporta sulla nostra via.

Abbiamo bisogno di sperimentare per imparare. Di vivere l'sperienza pienamente per portare a casa la lezione.

La vita è paziente dicono e ci aspetta. C'è un tempo per ognuno di sbocciare.

Possiamo forse scegliere con la maturità "la qualità dei nostri errori" e dare loro un significato in quanto abbiamo la facoltà di riconoscerci, disidentificarci con l'azione e osservare l'essere, la dinamica che si è manifestata ( talvolta spesso); possiamo scegliere di avere compassione e amore per quello che siamo e che eravamo e riconosciamo l'azione, il pensiero e l'emozione, il gesto che codifichiamo come errore come l'espressione più autentica di un attimo del nostro esistere.

Possiamo tornare ad osservarci, nel tentativo di evolverci, con tenerezza e cura, con amore e saggezza; ce la faremo, e sappiamo intimamente qual'è la direzione del nostro viaggio.

"Diciamo questo ai nostri bambini e ragazzi. Loro capiranno perché la parola errore l'abbiamo inserita noi nel vocabolario. Accettiamo con amore e pazienza le loro esperienze e rendiamoci disponibili solo se ce lo chiederanno."

Iris Paciotti "l'Amore come Terapia" Ed. Mediterranee

Quali Fiori Ci aiutano?

Pine ci invita ad abbracciare i nostri infiniti doni, e a riconoscere che andiamo bene cosi come siamo...

Chestnut Bud, ci aiuta ad uscire dal circolo vizioso, dal labirinto e a sperimentare nuove soluzioni dell'essere. Ci spinge a farcela, a concentrarci sull'obiettivo a sbocciare.

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