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  • Tatiana Vecchiato

L'illusione del bisogno di essere viste e di competere.

Aggiornamento: 21 apr 2020


Essere una donna della nuova Era è una grande avventura. Bisogna passare ad una ad una le convinzioni, le idee, le certezze che sono state seminate in secoli di storia.

Mi immagino le donne che insieme con le loro mani, il busto in avanti, le lunghe gonne e i grembiuli allacciati stretti in vita filano i bachi da seta .

"Nei casolari di campagna, sotto il porticato, nelle stalle o a cielo aperto, mamme e figlie, nonne e nipoti filavano, raccontavano storie, cantavano tutte insieme»

(da la Bellezza di un filo di seta, di Laura Simenoni, illustrato da Laura Michieletto)

foto dell'800, ritratto di donne al lavoro tra i bachi di seta, a Laveno

Cosi noi oggi ci ritroviamo sul nostro Cammino insieme ad altre donne e uomini a ricreare filando una dimensione del femminile, una rete sociale che sia fatta davvero di seta.

La seta è qualcosa di morbido, delicato, elegante, raffinato, soffice, sensazionale al tatto.

Di questo abbiamo bisogno, di rendere la vita delle donne della stessa sostanza della seta.

Per ora invece le donne sembrano cresciute lavorando metalli pesanti.

Fin da bambine per lungo tempo non è stato insegnato alle donne a conoscere il loro vero valore e a diventare la rete pregiata di doni e valori che si è, in un mondo di cooperazione, coesione, incontro con l'altro, con il maschile e la comunità.

Abbiamo sentito invece il richiamo dello specchio, per giudicarci ancora prima di conoscerci. Per compararci alle altre, amiche, sorelle, colleghe e donne da copertina, separandoci da noi stesse e dal femminile profondo.

Questa epidemia che ha colpito tutte, in differente misura non è colpa di nessuno. Non si cercano colpevoli, ma nuove, ritrovate dimensioni perdute.

Andrea De Santis Illustration

Crescendo nell'adolescenza ci è stato spesso detto o sottinteso che il nostro valore e l'amore degli altri arrivava se e quando rispondavamo "adeguatamente" a questi criteri:

1. Sono carina?

2. Sono simpatica?

3. Sono d'aiuto?

4. Ho un talento?

5. Sono gentile?

6. Sono attraente?

(fonte: Global Sisterhood)

Perchè? Perchè per generazioni le donne hanno creduto che potevano sopravvivere solo se accanto a loro c'era un marito per cavarsela. Allora se in qualche modo si eccelleva in una di queste aree, e si era meglio delle altre si poteva vivere, cioè sopravvivere, trovare un marito e così la strada per la propria vita.

Il potere era lasciato in mano agli uomini, perché è stato ceduto in grembo a questa illusione, è stata venduta l' anima selvaggia e potente in cambio di adeguarsi alla sicurezza che portava essere belle, buone, brave, gentili, utili, attraenti e di buonumore.

Oltre a ciò per riuscire in questa impresa le donne avevano bisogno di competere tra di loro. Di farsi strada anche a gomitate per ottenere un posto sociale, un lavoro, una reputazione, un ruolo in società, un marito, una famiglia, una casa.

Avevano bisogno di mostrarsi, di apparire, per essere scelte. Di competere, di tradire.

Seppure non tutte hanno ceduto a questo gioco e sono passati anni e secoli qualcosa di tutto questo rimane. Le donne oggi si misurano l'una con l'altra sulla stessa linea d'onda li dove non c'è un processo consapevole di rinascita e decomposizione di quelle dinamiche di relazione, sociali e interiori che hanno costruito una base sdradicata dal vero essere femminile, donna, madre, compagna, creatrice. Cosi l'uomo non ha potuto fare nulla finora per non alimentare questo flusso.

Abbiamo imparato a giudicare, a criticare, a manipolare i nostri corpi per ottenere, per essere più desiderabili, a fare gossip, a escludere, a svalutarci, a donarci senza limiti, a sabotare i progetti altrui, i nostri, a tradire noi stesse e gli altri.

Queste dinamiche nascoste nell'inconscio collettivo, quel non detto con cui è stata tessuta la società e le comunità di donne, appaiono chiare nel tessuto che si crea ancor oggi, tra le trame di donne che tramandano inconsciamente questi fili, ormai più sottili.

Sembra che non siamo mai abbastanza, qualcuno è più di noi e dobbiamo raggiungerlo.

Possiamo ferire le altre perchè tanto non fanno parte della nostra vita. Non abbiamo più il senso che una è la madre e quello che facciamo al più piccolo di noi, a noi stesse o ad un altra donna lo facciamo a tutti, a tutte. Abbiamo perso la capacità di tessere e filare insieme. Di vedere le cose dall'alto e creare la trama visibile dei nostri talenti e virtù che non ha limiti o confini, ma è abbondanza e infinità.

Allora abbiamo bisogno di ritrovarci, filare insieme e ricreare il senso di chi siamo, perchè le donne sono chiamate a realizzare questo processo e perchè non possiamo portare con noi ancora queste modalità di incontro e relazione che deprivano noi stesse del nostro vero essere e uscire dall'illusione che abbiamo bisogno di competere per vivere, di essere migliori, di più, e copiare gli altri. Questo sposta completamente il baricentro al di fuori di noi. Ci priva invece di arricchirci vicendevolmente.

Questo processo è prima di tutto personale. Io donna, con me stessa, le mie ave, la mia anima.

Poi insieme, in cerchio, in cammino con altre donne ci riuniamo per filare e tessere e sciogliere quel dolore che ogni donna ha arrecato alle altre, escludendo, giudicando, entrando in competizione e criticando, anche quando non ne siamo consapevoli di averlo fatto.

Il mio invito è quello di cominciare a farlo per noi stesse e di incontrarci a costruire questa trama di cooperazione, solidarietà, unione e forza che nutre la vita.

Guarire le ombre richiede umiltà, semplicità, pazienza, dedizione, amore,

coraggio, e vulnerabilità.

Schermarsi da donne guerriere non serve a guarire, ma a creare nuovo spazio al maschile impetuoso che è in noi dove pensiamo risieda la forza. Il maschile c'è ed aspetta attento, sostiene con la sua presenza e forza radiosa che possiamo sbocciare nella bellezza di ciò che siamo per servire co-creativamente, insieme, la Vita.

Possiamo risplendere senza far sentire gli altri sbagliati, non corretti, o escluderli.

Possiamo "Lasciar andare le nostre insicurezze e il bisogno di essere viste e osare ad essere dee imperfette e splendide, cosi come siamo." (Britt Johnson)

La trappola della competizione è attiva, lavora dentro e fuori di noi e ci illude quotidianamente.

Ritrovarci in gruppo e condividere ci aiuta a sciogliere questa trama e questa trappola. Le donne hanno un grande compito. Ci siamo abbandonate tra le braccia di una grande illusione che porta malcontento e dolore. Riprendiamo i bachi della nostra forza e riprendiamo a filare la trama del divenire consapevole e solidale.

Namasté,

con amore

Tatiana

Sacred Circle - Britt Johnson

photo: Britt Johnson

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